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disagian's avatar

Effettivamente tema molto complesso. Mi sembra anche che alcune cose si possano ricollegare ad una tua precedente nl in cui parlavi del concetto di Disneyfication - Se la street art per propria natura nasce per denunciare e combattere, ma poi succedono queste cose, rischiamo praticamente di avere a che fare solo con arte nata per abbellimento.

A volte penso che in questi casi la soluzione migliore sia quella di andare a distruggere le proprie opere, rovinarle, coprirle e poi realizzarle nella stessa città, ma in zone totalmente diverse. In questo modo l'opera d'arte non è più un luogo di turismo di massa, perde il suo significato simbolico per la massa e quindi difficilmente nel marketing se ne approprieranno

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Giulia Blocal's avatar

Ottimo spunto, e sì, il collegamento con il concetto di Disneyfication che avevo trattato in passato su questi schermi è molto pertinente! 😊 Il rischio è proprio quello: se la street art nasce come pratica sovversiva, ma viene sistematicamente trasformata in un prodotto turistico o commerciale, finiamo con un’arte urbana svuotata della sua carica critica, ridotta a semplice decorazione.

L’idea di distruggere o coprire le proprie opere per sottrarle al consumo di massa è affascinante e per certi versi riprende ciò che già fanno alcuni artisti (primo fra tutti, BLU), mentre altri stanno sempre più scegliendo location meno accessibili (fabbriche abbandonate e simili), che però apre tutto un altro discorso sulla street art creata per fare il video figo su instagram e non più per la gente che passa in strada (magari il tema della prossima newsletter? 😉 chissà!)

Io capisco, e in parte condivido, l'approccio di BLU, ma penso anche che cancellare un’opera significhi rinunciare alla sua presenza nello spazio pubblico e al messaggio che l'opera porta con sé. Però è vero anche che lasciarla esposta al rischio di appropriazione indebita può significare vederla trasformata in un simbolo di qualcosa che l’artista non ha mai voluto. è un bel dilemma! 🤔

Forse la vera sfida è trovare nuovi modi per aggirare questi meccanismi, senza dover sempre "fuggire" dalla visibilità o dall’impatto che un’opera può avere. Sicuramente è un tema aperto, su cui vale la pena riflettere!

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Travel On Art's avatar

Interessantissimo il tema del diritto d'autore, che inizia ad avere dei pregressi in ambito giuridico e quindi, sarà sempre più regolamentato. Spesso ci chiediamo anche se le opere di arte urbana che si vedono nei film (non semplicemente di passaggio, ma alcune scene sono proprio ambientate in modo che l'opera sia protagonista) sono state inserite previa richiesta all'autore... secondo noi no!

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Giulia Blocal's avatar

Grazie per il commento! È vero, il tema del diritto d'autore applicato alla street art sta prendendo sempre più spazio nel dibattito legale, anche se resta un terreno ancora pieno di zone d’ombra.

Sul cinema, è una domanda che mi sono posto anch’io: quando un’opera di arte urbana compare di sfuggita sullo sfondo, potrebbe rientrare nelle eccezioni legate alla libertà di panorama (laddove prevista). Ma quando diventa parte centrale della scena, usata quasi come un elemento narrativo, la questione si fa più complessa. In teoria, servirebbe l’autorizzazione dell’artista, ma nella pratica è difficile che venga richiesta—soprattutto per opere realizzate senza permesso.

Insomma, anche qui ci troviamo in un’area grigia del diritto, e probabilmente nei prossimi anni vedremo più regolamentazioni su questo tema!

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Travel On Art's avatar

Hai ragione quando dici che è ancora pieno di zone d'ombra, perchè al momento a livello legale emerge solo ciò che si prova attraverso l'esperienza. Lo avevamo chiesto ad un avvocato specializzato in diritto d'autore che ha fatto una ricerca e di fatto, non esiste una normativa di riferimento in tema di arte urbana e diritto d'autore, ma tutto si basa sui precedenti. Quindi più cause si affrontano, maggiore sarà l'accuratezza con cui si applica anche a livello legale il diritto d'autore alle opere d'arte urbana, ma ci vorranno ancora anni.

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